Il Comune “sfratta” il Miramare
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La vicenda è delicata e sembra essere destinata a riaprire a Soverato uno scontro giudiziario che riporta alla mente quello che è passato alla storia come “il lodo Caminiti”, in cui un esproprio ha condizionato per anni i bilanci comunali, determinando un maxi debito fuori bilancio che ha messo a rischio “default” il Comune. Ancora una volta si inasprisce il dialogo tra uffici comunali e cittadini privati, questa volta attorno la revoca della concessione demaniale di una delle attività balneari più antiche della città. L'antefatto si rintraccia nel sequestro dell'attività commerciale “Miramare”, avvenuta esattamente un anno fa. Con la medesima tempestività per i proprietari della struttura e della concessione demaniale collegata, all'inizio di una nuova stagione, arriva un nuovo provvedimento che minaccia di inibire l'attività dell'intero complesso balneare. Con una determina l'ufficio tecnico comunale decreta la decadenza della concessione demaniale marittima dell'attività. Nel documento si indica come motivazione, la supposta morosità dei titolari nel pagamento dei canoni OMI sigla con cui si indicano i riferimenti che sostituiscono quelli legati ai metri quadrati con cui si erano stabilite le tariffe ante 2006. La questione non è nuova ed era stata dibattuta più volte nei mesi scorsi in cui erano emerse due versioni contrastanti della vicenda, ora pronte essere discusse davanti i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale.
Da un lato il Comune che conteggia in circa 3500 metri quadri la concessione per cui dichiara di non aver incassato gli oneri, dall'altro i proprietari della gestione che contestano un aumento del 1000% peraltro retroattivo delle tariffe e un errato calcolo della superficie commerciale, da loro stimata in poco meno di 400 metri quadri.
Il nodo si basa sulle differenti caratteristiche della struttura acquistata (quando era poco più che un capannone coperto di eternit, con annesse cucine e cabine) rispetto alla situazione attuale (in cui i lavori di ristrutturazione e ampliamento sono stati realizzati a spese dei proprietari). Ma anche sulla consistenza dei pagamenti che i proprietari del “Miramare” hanno sempre effettuato alle tariffe richieste dalle precedenti amministrazioni che non hanno mai aggiornato i canoni, salvo poi determinare la richiesta di un maxiconguaglio il cui ammontare sfiorerebbe il milione di euro, cifra a cui non si arriva neppure sommando in un sol conto i pagamenti richiesti a tutte le altre strutture balneari cittadine.
(Fonte:Sabrina Amoroso- Gazzetta del Sud)
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